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Premessa
In questa sezione intendiamo ripercorrere un po’ le tappe storiche, scientificamente documentate, che hanno condotto alla attuale conoscenza del mondo dei Funghi volendo dare maggior risalto ai percorsi di studio italiani, ma, ove necessario, riferirli e collegarli ad autori di tutta Europa per una necessaria composizione del quadro, quanto più completa.
Si noterà che la Micologia dagli albori della conoscenza scientifica, per molto tempo altro non è stata se non una costola della Botanica.
Conseguentemente le figure del Botanico e del Micologo (Crittogamologo) si sono lungamente sovrapposte.
Nella trattazione dell’argomento ci si è basati sulla preziosa opera di Giacomo Lazzari (unico testo riportato nella bibliografia di riferimento), integrando le notizie con altri scritti ed articoli, anche attinti dalla rete Internet.
Ancora in Internet sono state reperite le immagini che corredano le parti scritte.
Buona lettura.
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Dal 372 a.c. al 287 a.c.
Pur orientando questi scritti ad una conoscenza della Scienza micologica italiana, non si può far a meno di citare i primi cultori della materia che, in modo curioso ed attento, hanno gettato le basi della conoscenza di questa disciplina.
Le testimonianze scritte accreditano Teofrasto, greco nativo di Lesbo, che visse tra il 372 ed il 287 a.C., come primo Botanico e, di conseguenza, Micologo della storia.
Allievo di Aristotele e curatore dell’Orto Botanico di Atene.
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Nel I secolo d.C. Plinio il Vecchio (23-79) scrive “Naturalis historia”, opera enciclopedica che consta di 37 libri, in cui tratta anche di Botanica e Micologia, in modo assai approfondito.
Purtroppo, nel tempo, di amanuense in amanuense, l’opera si è arricchita di imperfezioni ed errate trascritture; occorre render merito all’umanista Ermolao Barbaro che nella seconda metà del XV secolo riportò agli antichi splendori l’opera pliniana. Plinio, nel libro 22 afferma la scarsa affidabilità degli sporofori dei funghi del genere Amanita (ed in particolare A. caesarea) perché facilmente confondibili l’una specie con l’altra.
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Intorno al VII secolo d.C., Paolo di Egina (625?-690?) cita l’attività medicamentosa del ”iska” (Fomes fomentarius) impiegato anche come emostatico locale o cauterizzante per ferite.
Quattro secoli più tardi ritroviamo nel “Canone della medicina”, opera di Avicenna (980-1037), alcune citazioni su funghi commestibili e tossici e, soprattutto circa la Terfezia terfezioides, particolarmente diffusa negli areali sabbiosi dei territori arabi.
Alberto Magno (1206?-1280) cita per la prima volta Amanita muscaria come moschicida nel trattato “De vegetalibus”.
Ad Ermolao Barbaro (1453-1493), come già accennato, va il merito, oltre che aver “corretto” l’opera di Plinio il Vecchio, di averla arricchita di notizie, collezionate tra popolani ed eruditi, in merito a funghi, fino ad allora non citati.
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